Zoo umani per puro divertimento: un capitolo triste per il genere umano.

Nel 1903 una mostra che si teneva a Osaka, in Giappone, aveva lasciato sgomente molte persone. Ad essere esibite delle donne, come fossero oggetti, provenienti da altri Paesi: Corea e Taiwan, tra gli altri. Il governo giapponese aveva dichiarato che l'evento era da intendere a puro scopo educativo. La stessa situazione si era ripetuta nel 1907, questa volta a Tokyo: c'erano un uomo coreano e una donna della stessa nazionalità, ed erano il passatempo dei visitatori...

Certo, il Giappone non era l'unico Paese ad esibire esseri umani. All'inizio dello scorso secolo l'imperialismo dominava il mondo, le grandi potenze colonizzavano gli Stati meno forti e usurpavano le popolazioni locali. Per cui in queste mostre si ritrovano abitanti del Congo, del Cile, delle Filippine...

Questo tipo di mostre venivano chiamate "zoo umani", divenuti popolari nel 1870 nelle principali città europee (Amburgo, Milano, Parigi, Londra) e in quelle di oltreoceano come New York. Karl Hegenbeck fu il primo a ideare il concetto, prendendo persone dalla Samoa e da altre zone del Pacifico meridionale. Presto il progetto raggiunse il successo, portando anche a un tipo diverso di spettacolo, con animali e uomini nudi (dalla Namibia o dall'Egitto) che simulavano combattimenti con bestie selvagge. 

Nel 1906, lo zoo del Bronx a New York aveva inaugurato uno di questi spettacoli con un pigmeo del Congo. Il suo nome era Ota Benga ed era stato messo in mezzo a scimmie, orangotanghi e scimpanzé, costretto anche a ballare davanti al pubblico. Il titolo della mostra era "L'anello mancante", e faceva riferimento al fatto che i pigmei fossero la "razza di passaggio" dalle scimmie all'uomo occidentale. Un'asserzione piuttosto razzista. Il povero pigmeo, a causa di una forte depressione, si era poi tolto la vita con un'arma da fuoco. 

Tra gli organizzatori della mostra c'era anche Madison Grant, che avrebbe scritto un libro divenuto poi famoso: Hitler lo usò per basare le sue credenze sull'antisemitismo. Parliamo di ‘The Passing of the Great Race; Or, The Racial Basis of European History’.

Nel 1931 era stata la volta di Parigi, i visitatori avevano raggiunto i 3,4 milioni in soli 6 mesi. Questa volta c'era un'intera famiglia, compresa una mamma e la sua neonata. La gente li prendeva in giro, urlava loro contro e li strattonava. 

Un noto calciatore francese,Christian Karembeu, ha confessato che il suo bisnonno raccontava di essere arrivato a Parigi come delegato diplomatico, ma in realtà era parte di uno di questi zoo dell'orrore.

Questi zoo umani hanno chiuso i battenti nel 1958, l'ultimo spettacolo si è tenuto in Belgio. La foto riportata di seguito è stata scattata in quell'occasione. Nell'immagine Jackie, una ragazzina del Congo, prende il cibo dalla gente che la sta intorno proprio come fosse una scimmia...

Secondo i dati che abbiamo a disposizione, dai primi anni del XIX secolo, fino alla fine degli anni Cinquanta, sono stati quasi 1,4 miliardi i visitatori che si sono "goduti" questo tipo di spettacolo.

Il filosofo, poeta e docente dell'università di Harvard, George Santayana, una volta ha affermato: "Chi non ricorda il passato, è condannato a ripeterlo".

Fortunatamente, questo tipo di spettacoli non si sono ripetuti e nel 2011 una mostra speciale, a ricordo di questo abominio, è stata inaugurata a Parigi, "Human Zoo: The Invention of the Savage".

La storia di questi zoo umani merita maggiore diffusione, soprattutto se si pensa che c'è ancora tanta gente là fuori che esprime con superficialità giudizi su chi viene da una cultura differente dalla propria. 

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